Beatrice Andretta nel 1985 visita la mostra delle opere pittoriche della famiglia Camposeo, ovvero del padre Gildo con i due figli Massimo e Maurizio.
Ecco un significativo estratto delle sue parole a proposito della poetica di Maurizio Camposeo.
[…] Maurizio, che sembra il più indipendente, dato il predominio assoluto che la “linea” viene ad assumere nella sua opera, traduce in realtà in termini molto moderni il bisogno di purezza compositiva, che già caratterizzava la produzione del “primo” Gildo.
Maurizio, giovane di fine secolo, è, però, passato dal “romanticismo” alla perfezione della della tecnica grafica, che potrebbe anche rivelarsi fredda, se fosse esclusivamente fine a sé stessa.
Egli, invece, l’ha fatta propria, l’ha personalizzata, le ha affidato la traduzione della sensibilità e delle aspirazioni di un figlio del 2000, in una visione di “romanticismo del futuro”.








